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Venezuela

Latinoamerica nel Cuore
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Il Venezuela (nome ufficiale in spagnolo: República Bolivariana de Venezuela, in italiano: Repubblica Bolivariana di Venezuela) è una repubblica federale e democratica situata nel nord dell'America Meridionale. Fa parte dell'America Latina o Latinoamerica.È situato al di sotto dell'equatore e fu il primo Stato latinoamericano a emanciparsi dalla Corona spagnola e proclamare la propria indipendenza il 5 luglio 1811. Ha per capitale Caracas.

Il Paese, oggi strutturato in 23 Stati e un distretto federale (attualmente definito Distrito Capital), è delimitato a nord dal Mar dei Caraibi (che a sua volta comprende la frontiera marittima con la Repubblica Dominicana, Aruba, Antille Olandesi, Porto Rico, Isole Vergini, Martinica, Guadalupa e Trinidad e Tobago), a est confina con la Guyana, a sud e a sud-est con il Brasile, a ovest e a sud-ovest con la Colombia. Il Venezuela si estende su una superficie terrestre totale di 916.445 km², comprensiva della cross continentale, dell'isola di Margarita e delle Dipendenze federali venezuelane. Il punto più settentrionale del suo territorio è rappresentato dall'isola di Aves. Il Paese esercita la sovranità su 860.000 km² di superficie marina sotto il concetto Zona economica esclusiva. Il Venezuela ha anche una storica controversia territoriale con la Guyana su una superficie di circa 159.500 chilometri quadrati compresi nella Guayana Esequiba situata lungo il confine orientale, designata come Zona en Reclamación.

Il territorio facente attualmente parte del Venezuela fu abitato da alcuni gruppi tribali amerindi fra cui i caribe e i arawac. Fu scoperto da Cristoforo Colombo, al servizio di Isabella I di Castiglia e Ferdinando II d'Aragona, nel 1498. Da questo periodo comincia la colonizzazione da parte della Spagna e il processo di mescolanza etnica e culturale. Dopo la proclamazione dell'indipendenza e per buona parte dell'Ottocento e della prima metà del Novecento, a causa dell'instabilità interna e di una serie di lotte civili, il Venezuela non riuscì ad avere uno sviluppo economico soddisfacente. Fu solo a partire dalla seconda metà degli anni quaranta del Novecento, con la massiccia immigrazione europea (tra cui molti italiani) e lo sfruttamento intensivo delle proprie risorse minerarie (e in particolare del petrolio) che cominciò rapidamente a modernizzarsi, sperimentando una forte crescita economica. Sul finire degli anni cinquanta del XX secolo, all'indomani della caduta del dittatore Marcos Pérez Jiménez (1958) si impose nel paese un sistema di governo democratico, in vigore fino ai nostri giorni.

Il Venezuela è ancor oggi considerato un paese in via di sviluppo con un'economia basata principalmente sulle operazioni di estrazione, raffinazione e commercializzazione del petrolio e di altre risorse minerarie. L'agricoltura riveste ormai una scarsa importanza mentre l'industria ha avuto negli ultimi decenni uno sviluppo diseguale (in gran parte è ancora un'industria di assemblaggio e montaggio).

È considerato come uno dei 17 paesi con la maggiore diversità ecologica nel mondo, con una geografia variegata che combina regioni tropicali, climi desertici, giungle, ampie pianure e ambienti andini. In questo Stato si trova la più grande area protetta dell'America Latina (nota come: Zone soggette a regime di amministrazione speciale), che copre circa il 63% del territorio nazionale.[6]

La sua popolazione conta 33.221.865 abitanti in gran parte meticci nati dall'incrocio delle etnie indigene sia con bianchi di origine generalmente ispanica sia con creoli e africani. Sono presenti nel Paese anche molti europei (spagnoli, italiani e portoghesi in particolare) e loro discendenti, mentre gli indigeni allo stato puro e gli asiatici rappresentano una parte trascurabile della popolazione. La multietnicità del Venezuela ha fortemente influenzato sia la sua vita sociale e culturale sia l'arte.

L'attuale capo dello Stato è Nicolás Maduro. La lingua ufficiale è lo spagnolo.

Storia

Epoca precolombiana

Si pensa che l'essere umano sia apparso nel territorio venezuelano circa 30.000 anni fa, provenienti dall'Asia, dopo aver attraversato lo Stretto di Bering ed essersi diffuso in Nord America, e dalla Polinesia, attraverso ondate di popoli arrivati su imbarcazioni primitive. I popoli indigeni primitivi erano dediti a caccia, pesca e agricoltura, più o meno avanzata; alcuni gruppi coltivavano prodotti che sono rimasti nel corso del tempo tra i più consumati del luogo, come mais, cacao, fagioli e yuca[8]. I popoli cacciatori erano nomadi e si spostavano in continuazione, al contrario degli agricoltori, che svolgevano un vita semisedentaria e che col tempo svilupparono delle civiltà avanzate, in grado di lavorare la ceramica e di costruire opere come ad esempio argini di fiumi e dighe. I gruppi indigeni più importanti erano i chibchas, che vivevano sulle Ande, i Caribe, situati in quasi tutte le regioni costiere, e gli arawakos, stanziatisi in una parte della costa e più a sud[9].

Epoca coloniale

Simón Bolívar, liberatore non solo del Venezuela, ma anche di Colombia, Panama, Ecuador, Bolivia e Perù.
Cristoforo Colombo scoprì la regione nel suo terzo viaggio, il 2 agosto 1498[9]. La Spagna inglobò il Venezuela nel suo vasto impero americano nel corso del XVI secolo, anche se l'esplorazione del paese poté dirsi compiuta solo nei primi decenni dell'Ottocento. Pochi spagnoli vi si trapiantarono per via del clima subtropicale, preferendo generalmente vivere nelle montagne andine degli attuali stati del Táchira, Mérida e Trujillo.

Un primo tentativo di colonizzazione tedesca del Venezuela venne realizzato nel XVI secolo dalla famiglia tedesca di Anton e Bartholomeus Welser, per conto degli imperatori del Sacro Romano Impero di Germania. Tra il 1528 e il 1556 la Germania acquisì di fatto nuovi territori in Venezuela. Altri punti furono l'isola di Arguin lungo le coste atlantiche della Mauritania (acquisite dal Brandeburgo il 5 ottobre 1685, la Prussia le avrebbe perse il 7 marzo 1721 in favore della Francia). Il processo di colonizzazione non fu senza incidenti: gli spagnoli combatterono numerose ribellioni di indigeni locali, la più importante fu quella comandata da Guaicaipuro nel 1560 e da Quiriquires nel 1600. L'ordine coloniale fu definitivamente imposto verso la fine del XVI secolo, con la costruzione del cabildo e della chiesa. Allo stesso tempo, cominciò un processo di mescolanza razziale nel territorio, che definì il profilo sociale del paese. Cominciarono le attività commerciali e l'estrazione di risorse naturali fiorirono; in particolar modo fiorirono le esportazioni di cacao, caffè e tabacco, mentre al contempo cominciarono attacchi pirateschi come quello di Henry Morgan a Maracaibo nel 1669.

Le province esistenti, allora governate alternativamente dalla Audiencia Reale di Santo Domingo e da quella di Bogotá, entrarono a far parte del Vicereame della Nuova Granada nel 1717, e divennero autonome nel 1777 con la formazione della Capitaneria Generale del Venezuela. La nuova unione politica fu consolidata con la creazione della Reale Audiencia di Caracas nel 1786.

Indipendenza



José Antonio Páez, presidente del Venezuela in tre occasioni.
La piccola comunità di discendenza spagnola ed europea dopo alcuni secoli si rese indipendente dalla Spagna. L'inizio della rivoluzione avvenne il 19 aprile 1810, quando l'allora Capitano Generale del Venezuela, Vicente Emparán, fu deposto dal Cabildo di Caracas. Dopo una serie di rivolte infruttuose e sotto la spinta del Maresciallo Francisco de Miranda il Venezuela si proclamò indipendente il 5 luglio 1811, tuttavia, la Prima Repubblica ebbe vita breve e capitolò alcuni mesi dopo di fronte alla reazione spagnola. Ebbe così inizio una lunga guerra d'indipendenza, che ricevette un impulso nel 1813 grazie a Simón Bolívar, che dopo aver preso il controllo di Cúcuta cominciò una serie di battaglie facendosi strada verso la capitale Caracas, dove entrò nello stesso anno proclamandosi Libertador e dove venne istituita una seconda Repubblica. Comunque, una nuova reazione fedele alla Corona di Spagna l'anno seguente fece capitolare anche la Seconda Repubblica. Bolívar intanto era andato a cercare appoggio dagli inglesi in Giamaica prima di andare a Haiti, dove si erano rifugiati numerosi leaders venezuelani. Da Haiti partì una spedizione che inizialmente prese possesso di Isla Margarita, ma che fu poi respinta a Carúpano e Maracay, nel 1816. Nel 1819 Bolivar, tentando di riorganizzarsi, convocò il Congresso di Angostura, che portò alla creazione della Gran Colombia. Venne firmato il Tratado de Armisticio y Regularización de la Guerra nel 1820, che mise fine alle ostilità fino al 1821. Il 24 giugno dello stesso anno, Bolivar, aiutato da José Antonio Páez e Antonio José de Sucre vinse la Battaglia di Carabobo sconfiggendo l'esercito reale di Miguel de la Torre, liberando definitivamente il Venezuela dagli spagnoli[10].

La nuova Repubblica del Venezuela fu subito preda di "caudillos" che la dominarono in forma dittatoriale, assoggettandola a frequenti colpi di stato e rivoluzioni locali. Tale situazione si protrasse per buona parte del Novecento, allorché il paese fu governato prima da Cipriano Castro (1899-1908) poi, per quasi trent'anni, da Juan Vicente Gómez (1908-1935). E fu proprio durante il regime di quest'ultimo, nel corso degli anni venti del Novecento, che la scoperta di ingenti giacimenti di petrolio mutò radicalmente la situazione economica e politica del Venezuela. Nel 1928 il paese era già divenuto il secondo produttore mondiale di tale materia prima. Tuttavia fu solo negli anni quaranta del Novecento con il vertiginoso aumento del prezzo dell'oro nero che il petrolio si tradusse in una fonte ingente di entrate per il Paese[10].

La Seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Verso la metà degli anni trenta, Eleazar López Contreras succedette a Gómez come presidente del Venezuela. Costui ristabilì alcune libertà democratiche, promulgando nel 1936 una costituzione di ispirazione liberal-moderata che però limitava in vario modo l'azione delle organizzazioni e dei partiti di sinistra.

Nel 1941 López Contreras venne sostituito dal generale Isaías Medina Angarita, che si alleò con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, dichiarò guerra all'Asse, rese operativa un'imposta sul reddito già elaborata dal suo predecessore, rese più moderno e funzionale il Codice civile, intraprese un'intensa lotta all'analfabetismo e pose le basi per una prima, timida normativa concernente la previdenza sociale. Tuttavia la politica riformista di Medina Angarita, forse giudicata troppo moderata, non riuscì a incontrare il favore delle masse che nel 1945 appoggiarono l'ascesa al potere del socialdemocratico Rómulo Betancourt, che cominciò un rinnovamento costituzionale promulgato nel 1947, istituendo il voto segreto a suffragio universale per l'elezione del presidente[10].

Democrazia
Hugo Chávez nel 2010.
Nel 1948 il presidente Rómulo Gallegos, eletto democraticamente nel '47, fu esiliato da un'alleanza di conservatori ed esercito, e al suo posto il potere fu assunto da una Giunta militare che sciolse il parlamento e instaurò una dittatura.

Negli anni cinquanta Marcos Pérez Jiménez, appartenente alla giunta militare ascesa al potere nel 1948, riunì su di sé tutti i poteri divenendo dittatore del Venezuela. Convinto che l'immigrazione europea potesse essere determinante per lo sviluppo del Paese, la favorì in ogni modo, permettendo l'ingresso di circa un milione di stranieri (tra di essi circa 300 000 italiani, che attualmente costituiscono la seconda più importante comunità straniera dopo quella spagnola).

Nel gennaio 1958 Pérez Jiménez venne deposto da una Giunta Militare capeggiata dal generale Wolfgang Larrazábal. Da tale data ebbe inizio l'attuale era democratica del Venezuela con una serie di presidenti, democraticamente eletti, che si sono succeduti alla guida del paese (Rómulo Betancourt, Rafael Caldera, Raúl Leoni, Jaime Lusinchi, Carlos Andrés Pérez, Hugo Chávez, Nicolás Maduro).

Hugo Chávez è ricorso a elezioni e referendum per sostenere le riforme costituzionali di cui è stato promotore e le sue politiche di tipo rivoluzionario. Con l'approvazione della Costituzione Bolivariana avvenuta mediante referendum nel 1999, è stato introdotto il principio della revocabilità di tutti i mandati elettivi a ogni livello dell'amministrazione, compresa la carica presidenziale, che può essere revocata attraverso referendum popolare alla metà del periodo di esercizio. Con la vittoria nel referendum costituzionale del febbraio 2009, le candidature per tutte le cariche elettive possono essere ripresentate nelle successive elezioni, senza limitazioni numeriche.

Nel 2002 è stato ordito un colpo di Stato contro Hugo Chávez, da parte di settori dell'imprenditoria, del sistema comunicativo, di alcuni militari e con il coinvolgimento di potenze straniere. Il colpo di Stato è fallito in seguito alla fedeltà costituzionale di importanti settori dell'esercito e alla mobilitazione popolare in suo sostegno che si è prodotta, riportando il presidente a Palacio de Miraflores, sede del governo. Numerosi premier sudamericani, tra cui Lula, Cristina Fernández, Rafael Correa, José Mujica, Fernando Lugo, Evo Morales, Fidel, Raúl Castro e Daniel Ortega riconoscono il suo costante e importante impegno nel rafforzare i rapporti tra i vari governi sudamericani e nel promuovere la scolarizzazione e l'assistenza medica nell'area. Chavez è morto di cancro nel Marzo del 2013 e il suo posto è stato preso da Nicolas Maduro, uno dei suoi sostenitori.

Sotto il governo di Maduro sono emersi gravi problemi economici, derivanti dalle politiche economiche di Chavez, che hanno portato a razionamenti e scarsità anche di generi di prima necessità.

La situazione economica, unita ad accuse di corruzione e cattiva gestione del governo del paese, ha portato a forti proteste popolari nella seconda metà del 2013. Le proteste, che hanno causato diverse vittime, proseguono nel 2014.


Politica
Politica interna

L'attuale Costituzione del Venezuela, fu approvata mediante un referendum il 15 dicembre 1999 e afferma che la Repubblica Bolivariana di Venezuela è costituita da uno Stato sociale e democratico di diritto e di giustizia che propugna come valori supremi del sistema giuridico la vita, la libertà, la giustizia, l'uguaglianza, la solidarietà, la democrazia, la responsabilità sociale e, in generale, il rispetto dei diritti umani, l'etica e il pluralismo politico[28]. Secondo i termini stabiliti dalla Costituzione della Repubblica, il Venezuela ha la forma di uno stato federale decentralizzato, governato dai principi di integrità territoriale, dalla cooperazione, dalla solidarietà, dalla partecipazione e dalla corresponsabilità. La stessa ha come scopo la tutela e la promozione della persona e dell'umanità, garantire l'esercizio democratico della volontà popolare, e la ricerca di uno stato di benessere. Per raggiungere questi obiettivi, i percorsi identificati come sviluppare l'istruzione e il lavoro[29].

Si prevede inoltre che la forma di governo è quella di una Repubblica presidenziale, guidata dal Presidente della Repubblica che ha funzioni sia di capo di Stato sia di capo del governo. La sovranità, che risiede nel popolo, viene esercitata in due modi: direttamente, attraverso la stessa Costituzione e le leggi, e, indirettamente, mediante suffragio. Tutti gli enti pubblici sono soggetti alle disposizioni della presente Costituzione. Il Presidente ha il potere di dirigere le azioni di governo[30].

Il territorio nazionale è diviso in stati, un Distretto Capitale, in Dipendenze Federali e Territori Federali. Gli stati federati sono divisi in Comuni. Allo stesso modo, il governo è diviso tra il potere nazionale, il potere statale e il potere municipale[31]. Sia il governo sia quelli delle suddivisioni territoriali devono essere democratici, partecipativi, elettivi, decentralizzati, alternativi, responsabili e revocabili[32].

I poteri dello stato si dividono in:
Potere esecutivo, esercitato dal Presidente della Repubblica, dal vicepresidente e dai ministri. Il Presidente viene eletto tramite suffragio diretto segreto e rimane in carica per sei anni. Ha la possibilità di venire rieletto più volte.
Potere legislativo, esercitato dall'Asamblea Nacional de Venezuela, parlamento unicamerale composto da 165 deputati eletti tramite suffragio universale in ogni unità federale. Anch'essi come il presidente possono essere rieletti.
Potere giudiziario, esercitato dal Tribunal Supremo de Justicia de Venezuela
Potere pubblico, controllato da un organo denominato Consejo Moral Republicano, che oltre a essere difensore del popolo controlla in linea generale l'operato dello Stato.
Potere elettorale, esercitato dal Consejo Nacional Electoral, ha il compito di regolamentare e gestire i processi elettorali.

Politica estera

La politica estera del Venezuela è naturalmente cambiata nel corso della storia a seconda degli orientamenti politici dei propri governanti. All'inizio del XX secolo il Venezuela ebbe alcune tensioni con le potenze europee e con gli Stati Uniti a causa del debito estero. Durante la seconda guerra mondiale si mantenne neutrale fintanto che decise di appoggiare gli Alleati. Con la Costituzione del 1961 e dopo aver avuto buoni rapporti con gli USA e con alcune dittature negli anni cinquanta, Rómulo Betancourt eletto democraticamente nel 1959, decide di avere rapporti solo con gli stati chiaramente democratici. Il Venezuela ha una lunga storia di rivendicazioni territoriali con Guyana e Colombia; con quest'ultima la disputa cominciò addirittura dai tempi della dissoluzione della Gran Colombia, per il Golfo del Venezuela, dove pare esistano discreti giacimenti petroliferi, e che portò nel 1987 alla crisi della corvetta ARC Caldas che rischiò di scatenare un conflitto armato[33]. Ancora nel 2007 i due paesi cercarono di negoziare e concordarono di proseguire successivamente la questione irrisolta sul golfo.




Hugo Chávez, Lula e Kirchner in un incontro a Brasilia
Con il colpo di Stato del 2002 tentato ai danni di Hugo Rafael Chávez Frías, presidente del Venezuela dal 1999, i rapporti in politica estera del Venezuela sono decisamente cambiati.
Chávez si è sempre mosso in politica estera seguendo due importanti direttrici: il consolidamento dell'OPEC (ricordiamo a tale proposito che il petrolio è alla base dell'economia venezuelana) e un'integrazione maggiore dell'America Latina da realizzarsi attraverso l'Unasur e l'Alba (Alternativa Bolívariana para América Latina y el Caribe), senza cioè l'intermediazione e il patronato degli Stati Uniti d'America. Tale politica ha progressivamente allontanato il Venezuela dagli U.S.A. avvicinandolo sempre più a Cuba e ad alcuni paesi latinoamericani (Argentina, Brasile, Ecuador, Bolivia e Nicaragua, in particolare).

Il Venezuela è uno degli stati fondatori, insieme all'Argentina e al Brasile, della Banca del Sud e partecipa al suo capitale con 4.000 milioni di dollari.

Clima
Il Venezuela ha un clima tropicale, generalmente contraddistinto da una stagione piovosa, (da maggio a ottobre) e una secca (da novembre ad aprile). Le precipitazioni sono molto variabili e vanno dai 300–400 mm (o ancor meno) di alcune zone della fascia costiera dello Stato Falcón agli oltre 2000 millimetri di alcune zone dell'Amazzonia venezuelana, a Sud del paese. Il caldo è spesso mitigato dall'altitudine: Caracas, a quasi 1000 metri s.l.m., presenta temperature medie annue, pari a 27 °C circa, ma di 6-7 °C inferiori a Maracaibo, che invece si trova sul livello del mare. Nelle Ande venezuelane si registrano le medie minime: la città di Mérida, sita a oltre 1600 metri s.l.m., ha una temperatura media annua di circa 18-19 °C. Ci sono alcune vette delle Ande ricoperte da ghiacciai e nevi perenni.




Religione
La libertà religiosa è garantita dalla Costituzione. La gran maggioranza dei venezuelani sono di fede cristiana e in particolare cattolica (oltre il 90%), seguiti dai protestanti (2% solamente)[16] e gli ortodossi (meno dell'1%). I musulmani rappresentano meno dello 0,5% sulla popolazione totale. Trascurabili le minoranze induiste, buddiste e di altre confessioni religiose. In Venezuela sono presenti anche 129.310 testimoni di Geova.

Numericamente esigua (fra i 16.000 e i 35.000 fedeli, a seconda delle rilevazioni) ma importante sotto il profilo economico e finanziario, è la comunità di religione ebraica presente nel paese. A Caracas è concentrato circa il 40% dei fedeli, ma gruppi più o meno consistenti si possono trovare anche a Maracaibo, Maracay, Puerto La Cruz, Porlamar e altre città venezuelane. Dalla fine degli anni novanta del Novecento molti rappresentanti della comunità ebraica hanno lamentato atteggiamenti di intolleranza, se non proprio di antisemitismo, nei propri confronti[18]. La responsabilità viene imputata al presidente Chávez, che da parte sua ha sempre respinto tali accuse giudicandole prive di fondamento.Il motivo per cui spesso si è accusato di antisemitismo, Chàvez nasce dalle sue critiche alla nazione di Israele nate anche per la sua solidarietà alla palestina, il suo noto antiimperialismo e le sue amicizie con i leader di paesi come Iran, Siria noti avversari di Israele.


Lingue
Lingua ufficiale
La lingua ufficiale è lo spagnolo, che presenta numerose affinità con quello parlato nei Caraibi (Cuba, Repubblica Dominicana, Porto Rico, ecc.) e alcune differenze con quello della madre-patria ispanica, soprattutto di carattere fonetico e lessicale. Va messo in evidenza che quanto più alto è il livello socio-culturale del parlante venezuelano tanto più tali differenze si riducono, mentre nel caso contrario si accentuano.

Per quanto riguarda la fonetica le differenze più salienti fra lo spagnolo-venezuelano e quello peninsulare sono quattro:
il seseo, e cioè il caratteristico suono interdentale della c + e e/o c + i e della z, viene sempre pronunciato come una s sorda (mentre ha un suono simile al th inglese di fine parola, nello spagnolo di Spagna)
la s posta alla fine della parola, marcatissima nello spagnolo peninsulare è quasi muta, venendo pronunciata come una j appena accennata (in italiano h aspirata); quando invece la s, trovandosi nel corpo della parola, è seguita da consonante, non viene neppure pronunciata;
la d intervocalica e a fine parola non viene generalmente pronunciata;
di uso generale è lo yeismo in cui il suono ll (simile all'italiano gl di gigli) viene pronunciato come fosse una y

Le differenze lessicali possono venire sintetizzate nella seguente forma:
presenza nello spagnolo di Venezuela di arcaismi, scomparsi da secoli oppure utilizzati nello spagnolo peninsulare solo nel loro significato originario, come ad esempio, carro (carro in castigliano, automobile in spagnolo venezuelano), plata (argento in castigliano, denaro in spagnolo venezuelano), ecc.;
presenza di molti termini inesistenti nello spagnolo peninsulare. Tali termini possono essere di origine india 'guayoyo', in italiano caffè lungo, guacamaya (pappagallo in italiano), o di derivazione italiana (tenemos la testa, piano a piano, ciao, ecc.), francese (mussiù per indicare lo straniero, da monsieur, petipuás, piselli in italiano, da pétit pois), inglese (full equipo, equipaggiamento completo, da full equipment, guachimán, in italiano vigilante, custode, da Watch-man), portoghese (malandro, cioè malandrino, delinquente), africana (chévere, intraducibile in italiano, detto di persona in gamba, o di cosa o di sensazione estremamente piacevole, ecc., dallo yoruba ché egberi), ecc.

Va infine sottolineato che nella quasi totalità del Venezuela, la seconda persona plurale dei vari modi e tempi si è persa completamente. Il vosotros è stato sostituito dall'ustedes seguito dalla terza persona plurale. Solo nella città di Maracaibo, e zone limitrofe, si è conservato il vos (invece del vosotros dello spagnolo peninsulare), seguito dalla seconda persona plurale, però e utilizzato per la seconda persona del singolare(Vos Hacéis = Tu Haces = Tu Fai).

Lingue co-ufficiali
La nuova costituzione bolivariana di Venezuelana, voluta dal presidente Hugo Chávez (1999), protegge le lingue indigene (art.9) ribadendone la coufficialità con lo spagnolo nei propri territori di diffusione. Si tratta di oltre 30 idiomi autoctoni raggruppati in otto famiglie principali:
arawako: che include il kurripako, il piapoko e il wayuu, l'idioma autoctono più parlato in Venezuela (oltre 100.000 parlanti)
caribe che comprende, fra gli altri, oltre al caribe, le lingue pemón (la più parlata di tale famiglia), akawayo, eñepá , e altre di minore importanza;
chibcha, con il barí;
Guahibana comprendente il jivi e il kuiva;
Makú cui appartengono gli idiomi puinave e jodi
Sáliva, che include la lingua sáliva (in via di estinzione con soli 17 parlanti) e il wótuja
Tupí, con lo yeral
Yanomama, integrata dal sanemá e dal yanomami

Fra le lingue non appartenenti ad alcuna famiglia segnaliamo, fra le altre, il pumé e il waraw.

Tali lingue sono parlate, in una situazione di monolinguismo, o di bilinguismo con lo spagnolo, da poco più di 170.000 venezuelani, nella quasi totalità appartenenti alle varie etnie di indios che popolano ancora alcune zone del paese.

Altre lingua
Gli immigrati di prima e spesso, anche di seconda generazione, parlano, accanto allo spagnolo, le lingue dei paesi di origine. La più diffusa, dopo quella ufficiale, è l'italiano, insegnato anche in molte scuole del paese e sostenuto dalla presenza della Società Dante Alighieri, con sede, per il Venezuela, a Caracas. Tale lingua è anche intesa, se non parlata, da molti venezuelani che non hanno ascendenze italiane ma che per ragioni familiari, di studio o di lavoro sono entrati in contatto con la comunità italiana, massicciamente presente soprattutto in alcune importanti città della zona centro-settentrionale del paese (Caracas, Valencia, Maracay, ecc.).

Dopo l'italiano la lingua allogena più parlata, come madrelingua, in Venezuela, è il portoghese, grazie soprattutto alla presenza di molti immigrati provenienti dal paese iberico ma anche agli oltre mille chilometri di frontiera in comune con il Brasile, lungo i quali la lingua di Camões è molto diffusa (va però evidenziato che le zone limitrofe al Brasile, tutte appartenenti alla Guayana venezuelana, sono generalmente poco popolate). Strettamente imparentato al portoghese è il galiziano, parlato da molti immigrati iberici (ricordiamo che dalla Galizia è provenuta gran parte dell'immigrazione spagnola diretta in Venezuela e più in generale nelle Americhe).

Diffusione più modesta hanno il francese e il tedesco. Quest'ultimo è parlato in una sua varietà "coloniale" nella Colonia Tovar, dove vivono ancora i discendenti dei coloni che, attorno alla metà dell'Ottocento, si insediarono in zona.

Fra gli idiomi non indoeuropei si segnala l'arabo, parlato dai numerosi immigrati libanesi (e in minor misura siriani) che si sono trasferiti in Venezuela nel corso del Novecento.

Un posto a sé stante merita l'inglese, parlato, come seconda lingua, dall'alta borghesia venezuelana, e, più in generale da gran parte della classe dirigente che spesso manda i propri figli a studiare negli Stati Uniti d'America e (meno frequentemente) in Gran Bretagna. L'inglese, pur contando nel paese un numero di parlanti, come madrelingua, inferiore a quello dell'italiano, del portoghese e di altre lingue allogene, si è convertito nella seconda metà del Novecento, in Venezuela come nel resto dell'America Latina (e del mondo) nel secondo idioma più studiato dopo quello ufficiale e quello che sicuramente ha più prospettive di sviluppo nel prossimo futuro.

Inno Nazionale
Gloria al Bravo Pueblo! è l'inno nazionale del Venezuela.
Inno patriottico del 1810, fu adottato come inno nazionale dal Presidente Antonio Guzmán Blanco il 25 maggio 1881. L'inno fu composto dal medico e giornalista José Vicente Salías e musicato in seguito da Juan José Landaeta. Tuttavia, recentemente alcuni studi attribuiscono ad Andrés Bello e Lino Gallardo la paternità, rispettivamente, di testo e musica.

Si dice che la melodia fosse conosciuta dal 1840 come la Marsigliese venezuelana, per la sua somiglianza con l'inno nazionale francese.

L'inno è stato modificato ufficialmente nel 1881 da Eduardo Calcaño, nel 1911 da Salvador Llamozas e nel 1947 da Juan Bautista Plaza. Quest'ultima versione è quella attualmente ufficiale, come sancito dalla Ley de Bandera Nacional, Himno Nacional y Escudo de Armas de la República del 7 marzo 2006 (che abroga la Ley de Bandera, Escudo e Himno Nacionales del 10 febbraio 1954).

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Gloria al bravo pueblo que el yugo lanzó
la ley respetando la virtud y honor
Gloria al bravo pueblo que el yugo lanzó
la ley respetando la virtud y honor

I
¡Abajo cadenas! ¡Abajo cadenas!
Gritaba el Señor, gritaba el Señor
y el pobre en su choza Libertad pidió.
A este santo nombre tembló de pavor
el vil egoísmo que otra vez triunfó
A este santo nombre
A este santo nombre tembló de pavor
el vil egoísmo, que otra vez triunfó
El vil egoísmo, que otra vez triunfó.

RITORNELLO

II
Gritemos con brío, gritemos con brío,
¡Muera la opresión! ¡Muera la opresión!
Compatriotas fieles, la fuerza es la unión.
Y desde el Empíreo, el Supremo Autor,
un sublime aliento al pueblo infundió.
Y desde el Empíreo
Y desde el Empíreo, el Supremo Autor,
un sublime aliento al pueblo infundió
Un sublime aliento al pueblo infundió.

RITORNELLO

III
Unida con lazos, unida con lazos
el cielo formó, el cielo formó
la América toda existe en Nación.
Y si el despotismo levanta la voz,
seguid el ejemplo que Caracas dio.
Y si el despotismo Y si el despotismo levanta la voz,
seguid el ejemplo que Caracas dio
Seguid el ejemplo que Caracas dio.

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Cucina
La Cucina venezuelana, grazie alla sua localizzazione, alla sua diversità di risorse industriali e culturali, offre una grande diversità culinaria da una regione all'altra. La sua cucina tradizionale, come quella moderna, è stata influenzata dalla popolazione indigena e dai suoi discendenti europei (italiani, spagnoli, portoghesi e francesi)[1] , ed anche dalle tradizioni dei nativi americani e degli africani. Gli alimenti base includono il mais, il riso, banane, patate, fagioli e diverse tipologie di carne. Anche i pomodori, le cipolle, le melanzane, le zucche e le zucchine sono molto comuni nella dieta venezuelana.

Nelle regioni orientali (Oriente), Sud-orientali (Guayana), e settentrionali (Caribe), c'è un'ampia scelta pesce fresco di mare e crostacei. I tuberi come le patate e la patata dolce sono abbondanti. Il mais, il riso e la pasta (i venezuelani sono i secondi più grandi consumatori di pasta al mondo dopo gli italiani), sono molto diffusi.

La carne preferita nelle regioni occidentale è quella di capra (di solito preparata col pomodoro) e il coniglio. C'è anche un uso estensivo di banane e di formaggi. I piatti sono influenzati dalle tribù locali come anche dalla Cucina















 
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